Intervista al dr. Fallico: membrane coperte, intenzionalmente esposte e incidentalmente esposte.

Casi clinici

Rigenerazione verticale con membrane Cytoplast Ti250 rinforzate con titanio.
Dr. Eugenio Fallico

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Ricostruzione Alveolare Post-Estrattiva con l’Impiego di Membrane Cytoplast TXT.
Dr. Eugenio Fallico

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Aumento dei volumi crestali persi in associazione al posizionamento impiantare con esposizione di membrana.
Dr. Eugenio Fallico

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Le membrane Cytoplast in d-PTFE (pori da 0,3 micron) hanno aperto un nuovo scenario sull’impiego delle membrane non riassorbibili non solo per la GBR.
Infatti qualora si dovessero esporre il risultato sembra non sia compromesso come lo era nel caso d’esposizione accidentale delle membrane in PTFE espanso.
Inoltre in certe applicazioni vengono lasciate anche intenzionalmente esposte. 

Parliamo di questo e di altri argomenti con il dr Eugenio Fallico, clinico di Firenze e nostro cliente, che ha sviluppato una notevole esperienza con le membrane in dPTFE Cytoplast®. Il dr Fallico gentilmente condivide con noi e con voi tre casi che riflettono diverse situazioni cliniche.

D – Dr Fallico,  prima delle membrane Cytoplast® ha usato anche altre membrane non riassorbibili?

R – Faccio GBR da molto tempo e in passato ho usato membrane GORE sia riassorbibili che non riassorbibili.

D –Che differenze ha notato con le membrane in dPTFE Cytoplast?

R – Nei casi di esposizione precoce sono sempre stato costretto a rimuovere la membrana Gore e talvolta ho trovato un’infezione importante. Le membrane Cytoplast®Cytoplast TXT-TI250 sono più rigide ma mantengono bene lo spazio, si modellano bene ma nel caso di esposizione posso avere maggior controllo sull’infezione. Inoltre la rimozione è facilitata. La membrana non è mai “impastata” con tessuti, eventualità che comporta il rischio di lasciare qualche frammento di PTFE in sito.

D – Cosa ne pensa dell’esposizione?

R –L’ingegneria del materiale almeno in certi casi consente di lasciare la membrana in dPTFE intenzionalmente esposta. Quando l’ho fatto non ho mai avuto infezioni. Nei casi (per fortuna pochissimi) d’esposizione incidentale ho trovato solo una modesta flogosi nel punto d’esposizione.

D – Esegue gli aumenti di volume con la GBR in associazione o meno a impianti?

R –  Non c’è una regola fissa. L’associazione la eseguo di frequente ma talvolta preferisco un approccio differenziato ad esempio  se è presente una parte ascesualizzata perché non merita rischiare.

D – Quando suggerisce l’impiego di una membrana intenzionalmente esposta?

R – In due casi: l’alveolo post-estrattivo (socket preservation) e negli impianti post estrattivi immediati quando non si voglia creare tensione sui tessuti molli. Infatti qualora i tessuti siano insufficienti per garantire una buona chiusura e si deve fare uno sbrigliamento, dal punto di vista estetico il risultato può diventare molto brutto. Si può ovviare posizionando un dPTFE per qualche settimana.

D – Lei è stato uno dei primi utilizzatori in Italia di enCore™ Combination Allograft, il sostituto omologo che contiene osso mineralizzato e demineralizzato nella stessa confezione. Qual è il suo giudizio dopo qualche mese?

R – enCore™ Combination Allograft mi ha meravigliato per la qualità della rigenerazione. Ad esempio nel caso del poster non ho applicato nessuna porzione di osso autologo. Ho solo aggiunto PRGF (concentrato piastrinico) che è un buon ausilio. Lo considero un coagulo che consente di posizionare bene il materiale e i tessuti molli guariscono un po’ prima.

D – Come ha trovato la maneggevolezza di enCore™ Combination Allograft?

R – È senza dubbio ottima: si idrata molto bene. E’ anche decisamente migliore rispetto ad altri tessuti omologhi di banca di cui alcuni, purtroppo,  lasciano anche un cattivo odore per diverso tempo e di cui i pazienti si lamentano. enCore™ Combination Allograft lo trovo friabile come lo standard dell’osso bovino.

D – Che cosa le piace di più nella vita?

R –  Beh, a me piacciono molto due aspetti della vita: la chirurgia e il secondo non glielo posso dire …