Dr. P. Cortellini, l’eccellenza nell’arte delle suture, l’eccellenza nella GTR. In visita allo studio del dr P. Cortellini.

Il dr Pierpaolo Cortellini, che conosciamo da molto tempo, è sempre stato uno dei protagonisti indiscussi della rigenerazione dei tessuti parodontali, tema su cui ha pubblicato alcuni dei più sofisticati articoli in assoluto. Lo incontriamo nel suo studio di Firenze. Ci accoglie con una robusta stretta di mano e una “carezza” sulla spalla (di quelle che stendono) e un “vieni che ti faccio vedere quello che stiamo facendo”: ci porta nella nuova sala che sta allestendo per ospitare la sua attività didattica con proiezione in 3D. “La proiezione in 3D è estremamente didattica per i partecipanti – ci spiega – perché consente di essere proprio nel campo operatorio”.Il dr Cortellini dimostra la stessa passione ed entusiasmo dei tempi pioneristici della GTR negli anni ’80.

D – Dr. Cortellini, a distanza di oltre 30 anni dai primi casi, si parlerà ancora di GTR nei suoi corsi?

R – La rigenerazione tissutale guidata rappresenta un “pezzo” di storia importantissimo, ma rappresenta anche il presente della terapia rigenerativa in alcune situazioni cliniche. Ovviamente la tendenza attuale è quella di ridurre l’impiego di biomateriali che possono aumentare la probabilità di problemi postoperatori: questo però non è sempre possibile e in alcune situazioni dobbiamo avvalerci dell’uso di barriere.

D – Indicazioni e controindicazioni nel 2013 alla GTR?

R – Nei nostri “alberi decisionali” la GTR mantiene un ruolo fondamentale nel trattamento di difetti complessi, soprattutto difetti a 1 o 2 pareti, ampi e profondi, in cui la presenza di un “esoscheletro” (la barriera) può supplementare le deficienze anatomiche del difetto stesso. Ricordiamo che la stabilità del coagulo è critica per la rigenerazione e, quando manca un buon “contenitore” osseo, deve essere implementata con l’uso di biomateriali. Per quel che riguarda le “controindicazioni” non ce ne sono di reali ma, come ricordavo sopra, il problema è rappresentato dall’incremento di possibili effetti indesiderati: il più frequente è il fallimento della ferita chirurgica con conseguente esposizione della barriera.

D – Cosa pensa del PTFE ad alta densità Cytoplast® per l’impiego in GTR? I risultati sarebbero diversi rispetto a quelli ottenuti con le macrostrutture più porose del PTFE espanso Gore-tex®?

R – Potenzialmente sì. La sua struttura densa ostacola, almeno in parte, la penetrazione di batteri attraverso la barriera, limitando la contaminazione del sito trattato nelle situazioni in cui si verifica una esposizione del materiale.

D – Si parla sempre di disegno e di rilascio dei lembi ma meno di tecniche di sutura…

R – Una delle chiavi del successo in terapia rigenerativa è la guarigione “per prima intenzione”. Disegnato un buon lembo e allocati correttamente i materiali è necessario chiudere la ferita in modo che protegga stabilmente l’area chirurgica. Abbiamo proposto varie metodiche di sutura in terapia rigenerativa, metodiche che si fondano sull’uso di suture a materassaio interno singole o multiple.

D – Qual è la tipologia di fili che utilizza?

Metodica rigenerativa minimamente invasiva. La papilla è suturata con materassaio interno modificato in PTFE

R – Utilizzo due tipi di suture sia per la rigenerazione parodontale che per la rigenerazione ossea finalizzata alla terapia implantare, con una strategia molto precisa. Innanzitutto uso suture in PTFE, come il Cytoplast®, che posiziono per garantire il corretto scorrimento dei lembi, una raffinata regolazione della tensione e la chiusura primaria della ferita. Se necessario, aggiungo un mono filamento molto sottile, di solito un 6-0 o un 7-0 Seralene® (monofilamento in PVDF particolarmente liscio impiegato inizialmente in chirurgia vascolare, n.d.r.), per incrementare la stabilità della chiusura primaria della papilla interdentale.

D – Per gli innesti o procedure mucogengivali?

R – Stessa combinazione per i lembi coronali: PTFE per lo spostamento coronale dei tessuti e Seralene© per la stabilizzazione delle papille. Negli innesti liberi invece adotto solo il Seralene©.

D – Cytolast e Seralene sono monofilamenti non riassorbibili. Le suture riassorbibili che ruolo hanno nella sua pratica clinica?

Innesto libero epitelio connettivale stabilizzato con suture Seralene©.

R – Personalmente limito l’utilizzo delle suture riassorbibili alle situazioni in cui non è possibile la rimozione, per esempio nelle metodiche bilaminari di copertura radicolare per stabilizzare l’innesto al di sotto del lembo coronale. Una sutura a riassorbimento veloce, come può essere Serapid©, è più favorevole. In tutte le altre situazioni prediligo suture non riassorbibili e possibilmente monofilamenti.

 

D – Talvolta si dice che i fili sottili strappano i tessuti. Cosa ne pensa?

R – “Strappare i tessuti” è un evento figlio di una incisione non ben condotta. Le suture servono per “posizionare” i tessuti in piena passività. Le suture non devono portare tensione, ma solo stabilizzare i tessuti. Comunque alcune suture, come per esempio il Seralene 7-0 e 6-0 garantiscono anche una relativa “protezione” ai tessuti: applicando una forza piccola per serrare il nodo (30 – 40 gr) il filo si rompe. Questo impedisce che l’adozione di forze incongrue possa danneggiare i tessuti molli.

D – Cosa cerca di più in una sutura? Scarso accumulo di placca, maneggevolezza, tollerabilità tissutale, ago di precisione?

R – Mi interessano ovviamente tutte le caratteristiche elencate, ma non esiste un materiale che le riassuma tutte in modo perfetto. Per questo motivo uso combinazioni di materiali: il Cytoplast© per la sua maneggevolezza e il Seralene© per la sua tollerabilità tissutale e precisione.

Prossimi corsi Dr. Cortellini

Genova, 3-4 Ottobre 2013
M. Tonetti – P. Cortellini
Tessuti molli e impianti: stato dell’arte

Firenze, 12-13 Dicembre 2013
P. Cortellini – A. Mollo
L’allungamento di corona

Firenze, 16-17 Gennaio 2014
P. Cortellini – A. Mollo
La terapia rigenerativa parodontale: stato dell’arte

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D – E’ vero che le suture non bisogna solo saperle eseguire, ma bisogna anche sapere come togliere?

R – Vero. Nella rimozione, se non vengono eseguite correttamente e con delicatezze le manovre tecniche, si può facilmente causare una “riapertura” della ferita chirurgica con conseguenze spiacevoli, soprattutto in terapia rigenerativa.

D – Lei non si occupa di implantologia ma solo di parodontologia. Vede differenze sostanziali tra malattia parodontale e malattia peri-implantare?

R – La differenza sostanziale, per un clinico come me, risiede nel differente potenziale terapeutico: so perfettamente come trattare la parodontite in modo predicibile, non ho le stesse certezze nel trattamento delle peri-implantiti. Questo è il motivo per cui cerco, per quanto possibile, di salvare denti e, quando devo inserire impianti, lo faccio solo in pazienti in cui la malattia parodontale è assolutamente sotto controllo: la vera arma che abbiamo oggi contro la per-implantiti è la prevenzione!

D – Domanda di rito: cosa le piace di più nella vita?

R – Prima di tutto la famiglia: ho un matrimonio molto stabile e 4 figli meravigliosi. Poi l’amicizia. Poi la mia professione… ma anche lo sport, la cucina ed altro. In altre parole, mi piace tutta la vita!

 

 

  • PTFE Cytoplast: Filo monofilamento in PTFE che associa proprietà di estrema maneggevolezza allo scarso accumulo di placca e alla tolleranza tissutale.
  • Seralene: Monofilamento in PVDF. Sviluppato per la chirurgia vascolare; superficie priva di pori che offre un passaggio tissutale eccellente; polimero della famiglia del PTFE; ideale per la microchirurgia.
  • Serapid: Riass. a breve termine. Plurifilamento composto di PGA. Resistenza tensile 50% a 6-8 gg. Riassorbimento 100% a 30-42 gg. Punti di forza la resistenza e la morbidezza.

 

 

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