Alla ricerca del picco osseo.
Ne parliamo con il Dr Franco Weisz

Dr. Franco WeiszCi sono tanti aspetti che sembrano sfumature, ma in realtà hanno un ruolo fondamentale nella GBR. Una di queste è la corretta individuazione dei picchi ossei. E’ questo uno degli argomenti che abbiamo discusso con il dr Franco Weisz nel suo studio romano, un “rigeneratore” della prima ora e uno dei primi che ha dato il benvenuto a De Ore. Ci accoglie con il sorriso che solo lui sa sfoderare.

D – Da quanto tempo fa GBR?

R – A questa domanda mi viene da sorridere perché è passato così tanto tempo che è difficile ricordare bene!!

D – GBR sempre fatta con successo?

R – Non sempre, soprattutto all’inizio. Ho avuto anche qualche insuccesso dovuto in gioventù alla minor esperienza e conoscenza nella gestione dei tessuti molli che mi ha fatto deviare sulle riassorbibili, ma certamente con risultati non altrettanto soddisfacenti dei casi riusciti con le non riassorbibili.

D – Com’è stato il passaggio dal Gore-Tex al Cytoplast®?

R – Non ho visto differenze nel risultato sotto alla membrana. Cytoplast™ dovrebbe tollerare meglio le esposizioni ma per ora non ne ho avute.

D – Uno dei suoi casi (vedi poster ndr) è molto interessante in merito alla posizione del picco osseo…

Clicca per vedere il poster

R – Non si può fare GBR tridimensionale senza un’attenta valutazione del picco osseo distale e di conseguenza la ricerca del picco di riferimento è essenziale, anche a costo di sacrificare il dente che su un lato ha un picco osseo troppo apicale. Tuttavia forse non è sempre così. Nel caso del poster, dove il picco osseo di rifermento era quello distale al dente, non è stato possibile sacrificare l’elemento perché il paziente si è opposto. E per questo ho dovuto seguire un percorso meno ortodosso.

D – Ovvero?

R – Mi sono appoggiato con la membrana sul picco osseo mesiale molto apicale. Avevo visto altri case report, come un noto caso di Massimo Simion, che avevano avuto successo e ho dovuto seguire quella strada.

D – La ritiene predicibile?

R – Credo dipenda molto dal biotipo, in senso biologico, del paziente. Il biotipo paziente, infatti, è un criterio da considerare sempre e può essere determinante nel successo e nel mantenimento. Nel caso che stiamo discutendo il paziente aveva esostosi voluminose che testimoniano una spontanea tendenza alla sovraproduzione di tessuto osseo. Un altro criterio può essere la giovane età del paziente.
Potremmo menzionare anche le membrane rinforzate usate, soprattutto in passato, per il trattamento delle recessioni paradontali: in questi casi si è in presenza di tessuto che non parte da picchi ossei ma ciò nonostante esiste un potenziale importante.

D – Essendo uno dei primi rigeneratori, ci da un giudizio sul mantenimento dell’osso rigenerato?

R – Posso sicuramente dire con gli aumenti ossei orizzontali con impianti Branemark lisci si sono mantenuti molto bene nel tempo, con una perdita minima. Diversamente con gli onlay graft misti verticali ed orizzontali ho avuto nell’arco di 10 anni riassorbimenti importanti che mi hanno spesso portato alla perdita degli impianti con superficie rigosa.

D – Un consiglio alle nuove generazioni?

D – Consiglio di imparare a menadito il rilascio dei lembi ma anche le tecniche di chiusura.

D – Cosa le piace nella vita?

R – La musica ad esempio, dalla classica ai Rolling Stones di cui non mi perderò il prossimo concerto a Roma.

Leggi i pareri di:

Dr TodiscoIl parere di Marzio Todisco

Il caso è molto interessante. Io personalmente, come avrebbe fatto il collega Weisz se avesse potuto, avrei sicuramente estratto il dente perché in questi casi la GBR è possibile, ma non è predicibile.

 
 

Dr RondaIl parere di Marco Ronda

Sicuramente il caso non presenta le condizioni ideali. Alla luce della limitazione posta del paziente ha valso la pena tentare ma, sebbene in letteratura la rigenerazione su denti sia possibile, la mancanza di sigillo, che diversamente sarebbe avvenuto appoggiandosi sul picco distale dopo l’estrazione, aumenta la mancanza di predicibilità.

 

Prof SimionIl parere di Massimo Simion

Mi complimento con l’amico Franco per il bel caso risolto nel migliore dei modi. La tecnica chirurgica di rialzo verticale in assenza di picchi ossei mesiali e/distali è estremamente conservativa perché permette di mantenere i denti naturali. Attualmente viene eseguita con successo da alcuni di noi quasi routinariamente. Tuttavia, deve essere ancora considerata come sperimentale, in quanto non esistono dati in letteratura, ma solo case report. E’ una tecnica possibile, ma non se ne conosce la predicibilità e soprattutto è estremamente dipendente dall’esperienza dell’operatore. Quindi, prudentemente, consiglio di non avventurarsi in questa tecnica se non si hanno alle spalle anni di continua esperienza con la GBR.